Nuovi Poeti Italiani

La primavera

Al mare bisognava andare, là,
davanti al segno di finis, riprovare la respirazione,
là cercare sollievo dall’inverno o dovunque
il punto limite si mostrasse visibile
prima dell’ultimo cambio,
della sublimazione.
E invece era ebrietà di nari,
invece era patimento e pianto;
ferma la macchina nel verde: io e te,
io fiore,
io in fiore,
chiuso nell’irata campagna che diventa l’aria
come tra virgolette,
come sempre nel tuo vocabolario,
nella presenza degli altri,
ch’è ancora, invariato, il cruccio d’infanzia,
da quando è il respiro stesso
sfinimento
e paura di mai vincere
la primavera.